Ci risiamo … il 3 e il 4 maggio, dopo un autunno di lotta e mobilitazione, il corpo studentesco “è chiamato alle urne” per eleggere la sua rappresentanza nei Consigli di Facoltà e negli Organi di amministrazione centrale.
Come Collettivo Aula R crediamo che si tratti dell’ennesimo “contentino democratico” concesso dalle istituzioni universitarie, in attesa che la spartizione tra poteri baronali, al fine di ridisegnare l’università, si compia definitivamente.
In questa fase di smantellamento dell’Università pubblica fatta di tagli, radicali modifiche dello Statuto ed entrata dei privati nel Cda, la funzione del rappresentante degli studenti non fa altro che perpetuare in maniera perversa il meccanismo di divisione dei poteri decisionali e di gestione dell’Università.
A noi studenti chi ci tutela dopo che i rappresentanti sono stati eletti? A chi devono rispondere delle decisioni che avallano o supportano?
Un altro esempio pratico di come il sistema della rappresentanza studentesca (e non solo) faccia acqua da tutte le parti è che la legittimità dell’elezione necessita del solo 10% dei voti (circa 4000 studenti votanti su più di 40000!), una soglia che ogni anno a stento viene superata.
Come dimenticarci poi della presenza di rappresentanti universitari nella Commissione Statuto, ovvero lo strumento reale d’attuazione della Riforma Gelmini?
Come studenti e studentesse cosa sappiamo di ciò che viene discusso e deciso in quelle stanze? E quali sono le proposte dei rappresentanti per il corpo studentesco?
I lavori della Commissione, come di molti Consigli di facoltà, sono volutamente oscurati e per nulla trasparenti, per di più la pratica degli uditori viene bloccata ogni qualvolta venga proposta.
In questo scenario per nulla democratico, le uniche due logiche a cui i rappresentanti eletti (per 6 mesi o per un anno) devono rispondere sono: da una parte assistere, senza influire, alla spartizione nonché riassestamento dell’Università di Pisa (fine e/o accorpamento delle Facoltà, creazione di macrodipartimenti, limitazione degli spazi per gli studenti) e dall’altra rendere conto unicamente agli interessi interni dei propri gruppi universitari di appartenenza.
A ciò si aggiunge che, in questo periodo delicato per l’esistenza stessa dell’Università pubblica, le varie liste studentesche non sono in grado di avanzare programmi o alternative valide e concrete per contrastare l’andamento di progressiva distruzione, dequalificazione e asservimento della didattica a interessi esterni “privati”, contribuendo sempre più a trasformare l’Università in un’azienda.
L’unico modo di opporsi ai cambiamenti in negativo nell’Università, come nella società e nel mondo del lavoro, è partecipare in prima persona alle battaglie che ci riguardano, non delegando ad altri soluzioni e proposte.
Le assemblee che nascono spontaneamente in difesa di un diritto o a favore di un cambiamento reale che provenga dal basso, ad esempio quelle sorte durante la mobilitazione universitaria, costituiscono un valido strumento in grado di permetterci maggiore incisività, e coscienza dei motivi che ci spingono a lottare.
DISERTIAMO LE URNE, ORGANIZZIAMO LA LOTTA!
COLLETTIVO AULA R
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