Lo sdoganamento del fascismo e altre storie di ordinaria “follia”

I fatti di Torino e Firenze, l’incendio di un campo nomadi e la strage fascista di migranti, non possono e non devono essere trattati o interpretati come fatti isolati e slegati tra di loro. Insieme ad altri eventi “minori” – dal punto di vista del risalto mediatico – quali aggressioni verbali o fisiche a migranti e compagni/e, infatti, costituiscono il segno tangibile del ritorno in auge di idee neofasciste che si fanno sempre più diffuse, soprattutto tra le nuove generazioni. Non è certo un caso che questo accada in una fase di crisi profonda e potenzialmente irreversibile del capitalismo, in cui il neofascismo può fungere nuovamente da “contro-rivoluzione preventiva”, per utilizzare la formula di Luigi Fabbri. Certo, il fascismo di oggi non è quello di ieri, ma uguali sono gli appoggi istituzionali e di parte dell’intellighenzia, compresa  quella di “sinistra”, così come è uguale la sua funzione di contenimento nei confronti di quella sinistra più o meno rivoluzionaria: è sicuramente in questo senso che va letta la recrudescenza della violenza squadrista in una situazione esplosiva come quella greca. Che ciò accada anche in Italia non deve affatto stupire, vista la storia recente del paese, contraddistinta da una continuità tra Ventennio e Repubblica negli apparati dello Stato, da stragi rimaste impunite e da velleità golpiste.

Premesso quanto scritto finora, sorge spontanea una domanda, ovvero come sia stato possibile che, dopo la Resistenza e gli anni di piombo, un movimento dichiaratosi apertamente fascista come Casa Pound (e ad essere pignoli ce ne sarebbero anche molti altri) abbia ottenuto spazi di agibilità politica sempre più ampi. Da una parte vi è sicuramente la propensione e l’abilità di CP nell’assimilare e fare propri simboli e “miti” che nulla hanno a che vedere con l’estrema destra: dalla bandiera nera a Rino Gaetano e Capitan Harlock, fino ad arrivare al Che. Il tutto unito ad un modo di porsi aggressivo e militante, capace di attrarre i più giovani, indipendentemente dalla loro estrazione sociale.

Dall’altra vi è sicuramente l’atteggiamento buonista e indulgente di chi, in nome di un concetto distorto di democrazia, è pronto a concedere spazi pubblici e visibilità agli amichetti di Iannone, poco importa se nel tempo libero si divertono ad accoltellare compagn*, perché tanto “sò ragazzi” e “tutti devono parlare”. Peccato, però, che questo fervore illuminista venga meno quando altri individui organizzano iniziative che mettono in discussione alcune delle “verità assolute” della storiografia ufficiale, come ad esempio quelle sull’occupazione italiana in Jugoslavia e la vicenda delle foibe. Parlo delle varie amministrazioni pubbliche, dei grillini di Bolzano, dei vari Sansonetti, Concia e compagnia bella, tutti citati dalle compagne di Femminismo a Sud – cui va la mia massima solidarietà – in un post dal titolo inequivocabile (“Chi ha sdoganato Casa Pound?”). Per questo motivo il blog è da giorni vittima di un vero e proprio linciaggio mediatico: si è arrivati addirittura a definirlo mandante morale di eventuali azioni compiute a danno delle personalità nominate. Evidentemente qualcuno si è reso conto che a Casa Pound non ci sono proprio dei bravi ragazzi e cerca di nascondere le lodi sperticate in passato.

Infine c’è anche il pesantissimo ruolo di certi soggetti “di movimento” che hanno preferito mettere in secondo piano – o abbandonare del tutto (sic!) – l’antifascismo, forse perché ritenuto troppo demodè, troppo “novecentesco”. Non si può infatti non rimanere perplessi nel leggere comunicati sui fatti del 13 dicembre in cui non viene menzionata nemmeno una volta la matrice fascista della strage. Eppure l’appartenenza politica di Casseri è abbastanza evidente, nonostante i goffi tentativi dei vertici di Casa Pound di bollare il tutto come il gesto isolato di un folle (e sul concetto stesso di follia ci sarebbe molto da dire…), non prima di aver effettuato una vera e propria “damnatio memoriae” sulla rete: d’altra parte fascisti e revisionismo vanno di pari passo.

Come se ciò non bastasse è innegabile che vi sia una strettissima correlazione tra fascismo, inteso nella sua accezione più ampia, e razzismo, senza per forza dover scavare nella memoria fino al “Manifesto della razza”. Basta leggere la cronaca o sbirciare nei forum di estrema destra. Queste due aberrazioni del pensiero si alimentano a vicenda, trovando humus fertile l’una nell’altra.

Dopo quello che è accaduto a Firenze si è aperto un dibattito sulla necessità o meno di chiudere Casa Pound. Innanzitutto non è solo il movimento di Iannone ad essere un problema, ma tutto il fascismo, vecchio o nuovo che sia. Ho letto di persone che chiedevano a gran voce la messa al bando di CP da parte dello Stato, in ossequio alla Costituzione e alla legge Mancino-Scelba. Bene, io non posso accettare che l’antifascismo venga delegato a quell’istituzione che in prima istanza ha tradito la lotta rivoluzionaria di buona parte della Resistenza e che quotidianamente deporta i migranti e arresta e condanna i compagni e le compagne. Allo stesso modo non posso accontentarmi della semplice chiusura fisica delle sedi fasciste. E’ necessario abbandonare l’antifascismo da salotto e la spocchia che contraddistingue buona parte degli universitari, per tornare nei quartieri, parlare con gli sfruttati e con le classi più deboli, togliendo all’estrema destra il bacino da cui attinge militanti e simpatizzanti, facendole terra bruciata attorno.

Andrea P.

 

Questa voce è stata pubblicata in Generale e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.