Chi pensava che il peggio fosse finito, che più giù non si potesse andare, che dopo questi tre anni non potesse il governo Monti trovare qualche cosa di nuovo per distruggere definitivamente l’università pubblica, si è sbagliato.
Stiamo parlando della “Abolizione del valore legale dei titoli di studio”, provvedimento annunciato assieme alle disposizioni economiche parte della cosiddetta “fase due” di questo governo.
Venerdì 27 gennaio il Consiglio dei Ministri ha iniziato la discussione di una proposta per un diverso criterio di accreditamento degli atenei italiani. I punti di questa proposta sono tre: la caduta del vincolo di laurea per i concorsi pubblici, l’annullamento del voto di laurea come criterio di valutazione e il diverso accreditamento delle singole università italiane.
Il Governo “tecnico”, mostrando di essere molto politico, ha scelto di aprire una “consultazione pubblica” prima di prendere qualsiasi decisione.
Questa scelta è stata salutata da molti come una apertura. Addirittura c’è chi, tra coloro che pretendono di rappresentare il movimento studentesco, si dichiara “soddisfatto”.
Questa è chiaramente una mossa politica per placare le polemiche, trovare accordi.
L’unica cosa buona che può portare la “consultazione pubblica”, è un attimo di respiro per capire meglio a cosa ci troviamo di fronte.
E’ importante intanto capire da quale punto di vista partire. A noi non interessa partire dalla difesa dell’istituzione universitaria, dalla difesa dei baroni e dei loro privilegi, dalla difesa di una università che non vogliamo.
Ci interessa invece sapere che le università italiane saranno divise in atenei di serie A e di serie B e che sarà impossibile proseguire gli studi per chi non ha grosse disponibilità economiche.
Questa si chiama selezione di classe.
Per capire, cerchiamo, come ci consiglia Monti, di ascoltare “l’altra campana”. Bene. Leggiamo sul Sole 24 ore on line un articolo di Salvatore Carrubba (tra l’altro docente presso l’università privata IULM) del 31 gennaio, dal titolo “L’abolizione favorirà competizione e merito”. Riportiamo uno stralcio:
E premia studenti, scuole, università e insegnanti migliori, oggi sottoposti alla cappa egualitarista del titolo di studi uguale per tutti, quale che sia l’impegno assicurato per conquistarlo.
Il signor Carrubba parla di “cappa egualitarista” riferendosi ad un’università in cui a tasse sempre più alte corrispondono servizi di sostegno al diritto allo studio sempre più esigui, ad un’università che già impone una forte selezione di classe, e che da sempre si caratterizza come roccaforte dell’ideologia dominante e dei privilegi baronali. Se per lui e i suoi colleghi questo significa uguaglianza, possiamo solo immaginare cosa significhi per lorsignori “competitività” e “merito”.
COLLETTIVO AULA R
bravi