Si è appena conclusa una settimana di resistenza in Val di Susa. Una settimana fa siamo tornati a Pisa soddisfatti per aver partecipato ad una straordinaria manifestazione. Un corteo lunghissimo ed eterogeneo che ha voluto gridare con orgoglio al magistrato Caselli e alle istituzioni dello Stato che il movimento No Tav non si “arresta”. Abbiamo anche ribadito che se i compagni vengono carcerati, il fronte No Tav non si spacca, non si divide, ma si invigorisce e si allarga ogni giorno di più!
Anche per questo la reazione più immediata della Polizia è stata caricare la sera stessa, senza ragione, i compagni alla stazione di Torino mentre aspettavano il treno per tornare a casa dopo la manifestazione conclusa senza incidenti.
Poco dopo (lunedì mattina), le ruspe scortate dalle forze dell’ordine sono tornate in azione. La Valle come sempre si è opposta mettendo in pratica forme di resistenza e blocchi più volte assaltati dalla Polizia per poi essere riconquistati nuovamente dai militanti No Tav.
In tutta Italia e non solo, sono partite azioni di solidarietà: temporaneo blocco dei siti web di Polizia e Carabinieri, occupazione di stazioni, strade e anche della redazione di “La Repubblica” in cambio della pubblicazione di un comunicato. Anche a Pisa è stato raccolto l’invito proveniente dalla Valle “blocchiamo tutto, dappertutto!”. Abbiamo occupato prima la stazione ferroviaria e poi la Via Aurelia.
Ancora una volta è arrivata l’ora delle barricate in Val Susa.
Ancora una volta lo Stato vede come ultima soluzione per contrastare un movimento, la carcerazione di compagni e compagne perché non riesce a piegarne la determinazione.
Ancora una volta i media ufficiali cercano di dividerci tra buoni e cattivi.
Le ragioni della lotta contro la costruzione della linea ad velocità Torino-Lione ormai le conosciamo tutti bene, ma abbiamo capito che la ragione per cui lo Stato diventa sempre più violento nei confronti del movimento No Tav è un altro. E’ anche tramite la costruzione di queste grandi opere (inutili e nocive) che la classe borghese e quella politica costruiscono il loro dominio sulle classi subalterne!
Oltre che colpire gli enormi profitti che si celano dietro i lavori per la Tav, istituzioni politiche e padroni, sanno benissimo che la vittoria del movimento No Tav metterebbe a repentaglio il rapporto tra potere politico e potere economico che sta alla base del sistema capitalista. Significherebbe assestare un colpo durissimo a quel “Leviatano” composto da Stato, borghesia e mafia che si nutre dello sfruttamento del nostro lavoro e delle risorse dei nostri territori, con il pericolo che l’esempio della Valle possa essere replicato da altri movimenti di lotta. Poco importa se c’è anche chi denuncia il legame tra le “cooperative rosse” vicine al PD e le imprese appaltatrici, adesso abbiamo un bel governo “tecnico” a cui dobbiamo obbedire per “salvare l’Italia”
Siamo consapevoli che questa lotta non può essere delegata e il fatto che non ci sia mai stato un interlocutore disposto ad ascoltare, temendo che la base del suo sistema di potere potesse essere minata, insieme al continuo utilizzo della forza ha messo fine “all’ora delle ragioni” rendendo necessaria la resistenza.
Questo è quello che aveva ben in mente Luca, agricoltore anarchico valsusino, che pur di non cedere un solo passo all’invasione della Valle si trova in ospedale in gravi condizioni, fortunatamente non più a rischio vita.Questo è quello che hanno in mente tutti i compagni in Val Susa che da lunedì si stanno opponendo all’allargamento del cantiere e che da vent’anni si oppongono al TAV.
Questo è quello che abbiamo in mente noi mentre esprimiamo la nostra solidarietà che dalle nostre città in tutta Italia si estende arrivando fino alle reti del cantiere, ai blocchi stradali e a tutti quelli che in prima persona resistono giorno e notte in Val Susa.