UNIVERSITA’ E LAVORO: STESSI PADRONI STESSO SFRUTTAMENTO

Ormai è da qualche mese, dall’entrata in “carica” del Governo Monti che gli attacchi agli strati sociali più deboli si sono intensificati ulteriormente; di particolare gravità e importanza, risulta quello sferrato ai lavoratori per la riforma del mondo del lavoro con nodo centrale della questione l’abolizione dell’Art.18 dello Statuto dei Lavoratori, ma anche i vari stravolgimenti agli ammortizzatori sociali e ai nuovi contratti in particolare quello sull’apprendistato.

Proprio su quest’ultimo punto vorremmo concentrarci per comprendere meglio come il mondo dell’università e quello del lavoro sono in stretto legame tra loro, di come l’università ci “formi” per entrare a far parte degli ingranaggi della macchina produttiva composta da precarietà e sfruttamento.

In che modo avviene questo processo?
Le ultime riforme dell’università portate avanti dai vari governi (di qualsiasi colore) ne sono una dimostrazione: il suo progressivo smantellamento, la sua svendita ad enti privati e il progressivo potere dei vari baroni, hanno contribuito e contribuiscono sempre di più a rendere il mondo della formazione asservito e funzionale al sistema economico attuale.
Questi elementi li troviamo ogni giorno nei tirocini o negli stages gratuiti, negli investimenti maggiori per quelle facoltà che risultano più “funzionali” alla produttività, oppure negli accordi che le università stipulano con grosse aziende private o con le varie agenzie lavorative promotrici solo di precarietà, (il Job Meeting o altre fiere “del lavoro” che si tengono ogni anno in molte città sono una dimostrazione). Anche nei continui insegnamenti di teorie economiche, politiche e sociali che ci impartiscono. Tutti questi sono elementi che contribuiscono alla perpetuazione dell’attuale sistema dominante rendendoci, di fatto, delle merci gestite solo in relazione agli interessi del capitale.

Il collegamento tra il mondo della formazione e quello del lavoro, si esplica in modo chiaro, come già detto, attraverso le varie agenzie lavorative, ma cosa succede quando inizia un rapporto lavorativo?

L’attuale Governo, per “incentivare”, per “privilegiare” l’entrata dei giovani nel mondo lavorativo vuole modificare l’attuale sistema del contratto di apprendistato.

L’apprendistato, spacciato come periodo di formazione per il lavoratore, in realtà è solo un periodo di prolungamento di sfruttamento e precarietà per il giovane e dall’altra parte solo agevolazioni per i datori di lavoro, con l’obiettivo di abbassamento del costo del lavoro.
In questa fase (3 anni), “l’apprendista” non è considerato al pari dei suoi colleghi con più esperienza, ma solo come forza lavoro aggiuntiva e costantemente sotto il ricatto dei padroni.

Un altro luogo comune da sfatare è quello che gli apprendisti ed i giovani siano MENO PRODUTTIVI degli altri lavoratori. Le aziende tendono sempre infatti a sostituire i lavoratori più anziani con quelli più giovani. La differente condizione salariale e contrattuale, a svantaggio dei più giovani, è unicamente finalizzata infatti a creare ulteriori meccanismi di ricatto e sfruttamento, dividendo i lavoratori, sfruttando il divario generazionale.

Solo i datori di lavoro ci guadagnano! Sono solo loro che hanno a favore incentivi e potere di ricatto per accrescere i loro profitti.

Sta solo a noi: oggi, come studenti, sottomessi ad una formazione asservita sempre di più agli interessi dell’attuale sistema economico e sociale dominante e domani come futura classe lavoratrice, impedire e spezzare questo continuo ciclo che crea solo sfruttamento e precarietà.

COLLETTIVO AULA R

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