ESTATE BOLLENTE… TRA CRISI, TAGLI E MITOLOGIA, FARE COME SPARTACO: SPEZZARE LE CATENE

 Non bastavano gli anticicloni Scipione, Caronte e Minosse a rendere quest’estate bollente a farci sudare e boccheggiare; a surriscaldare ulteriormente le condizioni climatiche e anche gli stati d’animo si è inserito (come d’abitudine) anche il Governo tramite il decreto legge “Spending Review” o controllo della spesa pubblica.

Prerogativa che non riguarda solo l’Italia, ma anche tutti quegli Stati a “rischio” come la Spagna o il Portogallo; come già da tempo sta facendo la Grecia, in una fase sicuramente più avanzata della nostra, per rispondere ai diktat europei.

Tramite questo provvedimento, il Governo effettuerà tagli a tutti i servizi pubblici partendo dalla sanità passando per la pubblica amministrazione fino ad arrivare all’istruzione e università. Le famose politiche “lacrime e sangue” partite con la riforma (distruzione) del mercato del lavoro e con la riforma Profumo sull’istruzione via via si stanno concretizzando colpendo tutti i settori della società.

All’apparenza questi tagli non risparmiano nessuno, tant’è che sul tema Spending rewiew si è espresso addirittura il presidente di Confindustria Squinzi (ritrattando successivamente) definendo questo provvedimento come una “Macelleria Sociale”. L’ennesima bugia perché chiaramente il provvedimento, nella realtà, come al solito, colpisce le fasce sociali deboli mentre quelle forti rimangono indenni se non addirittura privilegiate.

Dunque, da un lato stiamo assistendo al taglio di reparti ed ospedali pubblici, sempre meno letti e meno ricoveri, dall’altra parte invece troviamo, un rinforzo e un incremento di ricoveri presso le strutture private. Stesso discorso possiamo farlo per qualsiasi struttura o organizzazione pubblica fino ad arrivare anche alle spese militari che non accennano certo a diminuire.

Come già detto, la spending review andrà ad incidere anche sull’università incrementando già i tagli apportati dalla Riforma Gelmini (leggi 133 e 240) di 200 milioni di euro, ma l’ulteriore beffa è che quei soldi andranno ad ingrossare i finanziamenti per le scuole e università PRIVATE.

Il provvedimento non si ferma qui, infatti, in caso di approvazione (prevista entro agosto) si avranno notevoli ripercussioni anche sulla contribuzione studentesca (tasse) attualmente con un limite massimo del 20% rispetto al FFO (fondo finanziamento ordinario). Tale limite rimarrà solo per gli studenti ITALIANI o COMUNITARI e IN CORSO, mentre per gli stranieri (non comunitari) e per i fuori corso (circa il 40% e molti dei quali studenti lavoratori) verranno aumentate a discrezione dei propri atenei senza un limite massimo.

Gli ultimi rimasugli di un’università pubblica stanno definitivamente scomparendo per lasciar posto ad una UNIVERSITA’ AZIENDA, esamificio e formazione della futura forza lavoro sfruttata e precarizzata secondo i modelli imposti dai governi nazionali e dagli organismi di governo europei.

Un’università che con la scusa della “meritocrazia” diventa sempre più privilegio di pochi a discapito di tutti.

Un’università razzista, classista e completamente in mano ai privati.

I tecnici o i cosiddetti esperti della politica hanno pensato bene di muoversi a luglio, quando il “popolino” è in vacanza o pensa a come scamparsi dal caldo torrido o magari quando gli studenti sono a studiare per dare gli ultimi esami della sessione estiva. Se pensano di farla franca SI SBAGLIANO di grosso! Non possiamo in nessun caso lasciare piede libero a questi signori, per noi l’estate non è altro che un momento ulteriore per organizzarci e per creare una reale contrapposizione alle politiche del governo.

E’ necessario organizzarsi dal basso tra tutti coloro che sono stanchi di subire, rimarcando ancora una volta che solo le lotte reali senza nessuna delega o rappresentanza possono far ottenere i risultati sperati.

Demagogia? Assolutamente no, basta vedere l’atteggiamento assunto “dall’opposizione” con la Camusso segretario dell’organizzazione sindacale più grande italiana seduta al tavolo dei padroni a contrattare sulle teste dei lavoratori, oppure come altri partiti fantomatici di “centro-sinistra” sostenitori delle scelte governative.

Se in questo periodo si sente parlare di Scipione, Minosse e Caronte, presto (ri)sentiranno parlare anche di Spartaco che si ribella ai padroni: l’autunno è vicino…

COLLETTIVO AULA R

 



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VIVERE E DIFFONDERE L’ANTIFASCISMO

In questa delicata fase di crisi economica e sociale, di battaglie a suon di Spread, di “governi tecnici” nelle Eurozone a rischio, di manovre economiche e finanziarie “lacrime e sangue”, ci sono elementi e questioni che purtroppo passano sempre più in secondo piano, sia nel dibattito pubblico sia in quello interno al “movimento”. Una di queste è sicuramente la questione del fascismo e dell’antifascismo, in particolare su cosa voglia dire praticarlo, su cosa significhi elaborare ed affermare una posizione in questo campo.

Sia ben chiaro, siamo coscienti che le cause e le conseguenze, sia politiche che sociali, della crisi economica vadano analizzate al meglio e con precisione, ma, a nostro avviso, una conseguenza molto pericolosa, che da tale crisi deriva, è la ricomparsa di alcuni gruppi para-politici che propugnano, ripescandole dalla discarica della storia, idee e pratiche di negazione della libertà. Gruppi che non intendono portare nessun tipo di sostegno o tutela per quelle fasce della società che più subiscono in termini di precarietà, impoverimento, disoccupazione e sfruttamento, il peso dall’attuale situazione politica ed economica. Questi gruppetti tentano di cavalcare il malcontento generale con un becero populismo da quattro soldi, spesso spostando l’attenzione dalla radice dei problemi sociali a questioni marginali, non portando quindi alcuna soluzione per chi vive sulla propria pelle quotidianamente ‘attuale crisi economica. In questo modo l’azione di questi gruppi diviene un vero e proprio sostegno alle politiche antipopolari dei governi.

Non è certo una novità che quando si acuisce la tensione sociale tali soggetti tornino alla ribalta, non a caso nascono proprio come apparato di aiuto allo Stato e alle classi agiate per soffocare il malcontento e le lotte dei lavoratori. Il loro non è un ideale, non aspirano alla liberazione ed all’emancipazione delle fasce sociali più sfruttate ed impoverite, né tanto meno alla libertà di espressione e alla libera circolazione della cultura, piuttosto le loro basi si fondano solo su una cultura di odio, violenza e discriminazione.

Ma questi soggetti come agiscono? è giusto definirli fascisti?

Sicuramente sono definibili tali, possono mascherarsi come vogliono o creare mille sigle o cercare di darsi una parvenza “democratica”, ma sempre fascisti rimangono.

Agiscono e cercano di infiltrarsi in tutti i settori della società, dal Parlamento alle scuole, nei quartieri delle città fino alle curve delle tifoserie calcistiche. Ma non vogliamo fare solo retorica, ai più le cose dette fin’ora risultano vecchie, trite e ritrite, ma troppo spesso e specialmente negli ultimi periodi sia personaggi “celebri” (Saviano, il sindaco di Roma Alemanno e anche qualche ministro), sia persone comuni sedicenti “antifasciste” hanno fin troppo giustificato la presenza di questi “fascisti del terzo millennio”, definendoli come ragazzi a cui dev’essere dato modo di parlare ed esprimere le loro idee… nel nome della democrazia!

Ma di quale democrazia parlano?

I fascisti del terzo millennio, come quelli che li hanno preceduti, ancora oggi uccidono, discriminano e attaccano tutti coloro che non sono in linea al loro modo di pensare o diversi dal loro stereotipo di “maschio italico”.

In fasi storiche come quella che stiamo attraversando questi elementi emergono prepotentemente. Qualche esempio? Centri sociali bruciati, spedizioni punitive nei confronti di ragazzi di sinistra, contro immigrati e omosessuali, fino ad arrivare al massimo dell’odio e della violenza con le stragi e gli assassinii; non dimentichiamo che a Firenze, qualche mese fa, un militante di CasaPound ha ucciso dei lavoratori senegalesi semplicemente a causa del colore della loro pelle.

Anche quando sono in doppio petto, ai vertici della politica o dell’economia, si rendono colpevoli fomentando odio tramite le loro leggi liberticide e razziste, di esempi ce ne sono tantissimi; dalla Bossi-Fini sulla “regolamentazione degli immigrati” fino ad arrivare a rispolverare leggi scritte durante il Ventennio fascista.

Anche sul profilo storico culturale non si risparmiano, ormai sono anni che tentano in tutti i modi di “revisionare” la storia, cercando di darle una nuova chiave di lettura in senso nazionalista e guerrafondaio: la questione giuliano dalmata, le continue pressioni sull’equiparazione dei repubblichini ai partigiani sono esempi chiari di come questi signori vogliono ridare dignità a soggetti che hanno compiuto solo sporchi crimini.

Capiamo perfettamente, data la fase in cui ci troviamo, che può esser facile, laddove non vi sono prospettive di lotta sociale, attecchire con certe idee tra i più giovani o nelle classi sociali più povere (basta guardare alla Grecia dove partiti di chiare simpatie NAZISTE stanno incrementando il loro consenso), ma proprio per questo siamo convinti che la questione dell’antifascismo vada ripresa e che le debba essere data l’importanza che merita come principio cardine di ogni lotta.

   Dobbiamo batterci affinché questi soggetti non riescano in nessuna maniera ad alzare la testa, senza farci ingannare dal loro finto aspetto democratico, perché come già detto tra il fascista in “doppio petto” e il fascista “con l’anfibio e la testa rasata” non c’è nessuna differenza! E neppure dobbiamo affidarci ad intermediari “istituzionali”, che il più delle volte tendono a sottovalutare il problema e nei peggiori dei casi a “salvargli il culo”.

L’unico modo che abbiamo per delegittimarli completamente da ogni spazio sociale e dai quartieri popolari delle città è impegnarsi in una continua e costante mobilitazione in prima persona, sia culturale che politica, tornando a fare iniziative, solidarizzando realmente e concretamente con le fasce sociali deboli, sostenendo gli immigrati nelle loro lotte per ottenere diritti e dignità, affiancando i lavoratori durante gli scioperi, fino ad arrivare nelle scuole e nelle università.

L’antifascismo non deve e non può precludersi soltanto ai militanti di gruppi politici, spesso rimanendo solo sul mero piano del dibattito, ma bensì dev’essere una pratica e un modo di agire esteso e vissuto da tutti, in particolare durante questa fase di crisi economica e sociale.

Non possiamo cedere nessun metro a questi ratti, servi dei padroni e dello Stato.

COLLETTIVO AULA R  

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ON LINE L’OPUSCOLO AUTOPRODOTTO “LA REPRESSIONE IN TEMPO DI CRISI”

Link dell’opuscolo autoprodotto da Zone del Silenzio, Collettivo Aula R, Gruppo di discussione su Crisi e repressione.

http://issuu.com/collettivo_aula_r/docs/repressione_impaginazione_mo_basta

 

 

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NON DELEGARE I TUOI DIRITTI: NON VOTARE, ORGANIZZATI E LOTTA!!!

Ci risiamo! L’8, il 9 e il 10 Maggio gli studenti e le studentesse saranno chiamati nuovamente ad eleggere i propri rappresentanti studenteschi nei vari organi dell’Ateneo e nei Consigli di facoltà.

Come Collettivo ci siamo sempre opposti ad ogni forma di rappresentanza e delega; la nostra critica vede come punto focale il ruolo del rappresentante degli studenti, poiché esso non può far altro che farsi assimilare dalle peggiori politiche baronali, in una spirale piena di limiti e compromessi al ribasso, senza nessuna prospettiva di lotta e quindi senza nessuna possibilità di riportare vittorie utili.

 Emblematico è il caso dello scorso anno per la creazione del nuovo Statuto d’Ateneo, quando le varie liste studentesche non sono state in grado di avanzare alternative valide e concrete per contrastare la progressiva distruzione e dequalificazione dell’università, ma anzi, si sono insediate in quella Commissione Statuto (creata a tavolino), che aveva come unico scopo l’applicazione della Riforma Gelmini. Si sono in questo modo resi complici, contribuendo sempre più a trasformare l’Università in un’azienda, o per meglio dire, contribuendo al suo progressivo asservimento agli interessi economici dei privati.

Le liste studentesche che partecipano a questa farsa non fanno altro che legittimare l’attuale sistema di potere di un’università gestita da baroni che si preoccupano unicamente dei loro interessi personali e di quelli del capitale, con l’unica preoccupazione di sedare e mettere in minoranza qualunque istanza pericolosa per la loro egemonia.

 Altro punto critico del sistema delle elezioni, è la sua legittimità. In un Ateneo di quasi 60000 studenti ne bastano circa 6000 per far eleggere i rappresentanti (un misero 10%), paradossale poi è il caso della Facoltà di Scienze Politiche, dove per raggiungere il quorum bastano solo 100 votanti, dopodiché questi signori sono legittimati a rappresentare e soprattutto a decidere per tutti gli altri rispondendo del loro operato solo ed unicamente alle proprie liste di appartenenza.

Dunque le elezioni studentesche e gli stessi “rappresentanti eletti”, non fanno altro che perpetuare questo sistema perverso fatto di giochi di potere e di pratiche che alimentano quello che comunemente si chiama antipolitica e qualunquismo.

Rifiutiamo la pagliacciata delle elezioni universitarie ed organizziamoci per lottare.

NON SI PUO’ STARE CON DUE PIEDI IN UNA SCARPA, INFATTI, IL PIANO DELLA RAPPRESENTANZA E QUELLO DELLA LOTTA SONO DUE PRATICHE IN NETTO CONTRASTO TRA LORO.

In più occasioni queste liste studentesche hanno mostrato la loro vera faccia e il loro attaccamento alle POLTRONE. Significativo quello che è successo a seguito della nascita di una nuova lista, formata da alcuni fuoriusciti di una delle più note: dibattiti interminabili e accuse reciproche su motivi del tutto futili e completamente inutili per gli interessi degli studenti, avvenuti via web o tramite volantini. Situazione che culminò con un blitz in una festa provocandone la conclusione a discapito di tutti i presenti.

Se le cose non vanno bene a “SINISTRA” figuriamoci a DESTRA

La destra spunta solo nel periodo delle elezioni per presentare liste, composte spesso da fascisti, con la speranza di “raccattare” qualche voto, ma soprattutto qualche soldo. Dopo le elezioni, fanno perdere le loro tracce sparendo fino al successivo appuntamento elettorale.

Questi sono solo alcuni degli esempi che chiariscono l’idea di “attività politica” portata avanti dalle liste, lontana dalle reali esigenze studentesche e molto vicine ai modi di fare dei loro colleghi più di successo che ci “rappresentano” in Parlamento contribuendo, come loro, ad aumentare sempre di più un senso di “antipolitica” e qualunquismo.

Un’idea di politica del tutto particolare la loro. Noi crediamo che le divergenze politiche si fondino su ideali, obiettivi e su questioni reali; non su poltrone e finanziamenti, né tanto meno alla gara a chi fa la festa più bella.

Ma si sa, noi siamo semplici studenti. Cosa ne possiamo sapere di questi esercizi di “alta politica”?

Dovremmo andare a votare senza farci troppe domande…O magari candidarci pure noi!!

Ma siamo convinti che accettare di partecipare come “rappresentanti” ai lavori degli organi universitari non faccia parte in nessun modo delle nostre pratiche, dei nostri mezzi. E’ necessario invece organizzarsi dal basso ed agire direttamente. Non c’è spazio per questo in organi come il Consiglio di Facoltà o il Senato Accademico in cui viene negata la presenza a soggetti esterni, in organi che si dicono trasparenti ma che producono verbali e resoconti confusi e volutamente incomprensibili. Tutto nel nome della partecipazione e della democrazia.

Fare politica è altro, non solo feste e aperitivi. Crediamo che se si vuole realmente cambiare l’attuale stato di cose bisogna coinvolgere e stimolare alla partecipazione attiva.

Per questi motivi invitiamo gli studenti a disertare le urne, respingendo tutti gli specchietti per allodole che utilizzeranno per accaparrarsi quei pochi voti che ogni anno a stento gli consentono di entrare negli organi d’Ateneo.

Siamo convinti che l’unico modo di opporsi ai cambiamenti in negativo e ottenere miglioramenti delle nostre condizioni nell’Università, come nella società e nel mondo del lavoro, è partecipare attivamente in prima persona con assemblee realmente orizzontali, con l’autorganizzazione e con concrete forme di lotta come le occupazioni e le autogestioni senza delegare ad altri soluzioni e proposte.

LA POLITICA NON E’ FESTE E APERITIVI

LA POLITICA E’ LOTTA PER I DIRITTI DI TUTTI/E

NOI NON VOGLIAMO CAPI E CAPETTI, MA UNA REALE PARTECIPAZIONE CHE PARTA DAL BASSO

NON VOGLIAMO POLTRONE, NOI VOGLIAMO TUTTO

COLLETTIVO AULA R

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A Pisa c’è un monumento in marmo, donato dai cavatori di Carrara, che ricorda “Franco Serantini 1951 – 1972 Anarchico ventenne colpito a morte dalla polizia mentre si opponeva ad un comizio fascista”.

Oggi, a quarant’anni dalla morte di Franco, siamo convinti che sia importante affermare la memoria collettiva di questa vicenda, continuando a lottare contro la repressione il razzismo ed ogni fascismo.
Per questo Il Collettivo Aula R ha aderito alle due principali iniziative organizzate in città in memoria di Franco. Saremo in Piazza Serantini (Piazza S.Silvestro) il 5 maggio, dalle 13, per la giornata promossa dalla Biblioteca Franco Serantini e saremo in Piazza S. Antonio il 12 maggio, alle 15, per la manifestazione nazionale organizzata dagli Anarchici Toscani. Due importanti appuntamenti ai quali invitiamo a partecipare.
Nella primavera del 1972 in molte città toscane i comizi elettorali del Movimento Sociale Italiano scatenano vere e proprie rivolte popolari che vedono in prima fila giovani proletari. Il Partito Comunista Italiano non riesce più, ormai, a controllare neanche la propria base che nella maggior parte delle città scende in piazza, contro le direttive del partito, per cacciare i fascisti. Il 5 maggio a Pisa, a conclusione della campagna per le elezioni politiche che si sarebbero poi tenute il 7 maggio, si tiene  un comizio del M.S.I.. La manifestazione antifascista, convocata per lo stesso giorno da Lotta Continua e dagli anarchici, si scontra con la brutalità delle forze di polizia. Quasi 1500 tra PS, celere, carabinieri e carabinieri paracadutisti, difendono il comizio fascista e attaccano con violenza la manifestazione. Franco Serantini, del gruppo anarchico G. Pinelli di Pisa, viene ferito gravemente da una quindicina di celerini che lo colpiscono con calci, pugni e con il calcio dei fucili. Arrestato, portato alla caserma di PS e poi al carcere Don Bosco, non viene curato nonostante le gravi condizioni in cui era stato ridotto dai celerini. Muore la mattina delle elezioni, il 7 maggio, per le percosse subite.
Per il nostro Collettivo e per tutte le compagne e i compagni dell’Aula R il ricordo di Franco è importante. Oltre a condividere le idee in cui credeva e le lotte per cui si è battuto, dobbiamo prendere atto di come queste pur dopo 40 anni siano attuali, e per le quali è necessario continuare a lottare.
Dopo 40 anni siamo di nuovo in una fase di crisi economica che crea impoverimento e un conflitto sociale crescente, in cui il potere cerca sostegno nel populismo e nella violenza che le destre sanno così ben praticare. Nel 2012 ancora si muore per mano fascista e la repressione dello stato continua a far vittime dentro e fuori le carceri.
Il ricordo di Franco crediamo debba essere condiviso con tutti gli antifascisti e con tutta la città.
Le istituzioni resteranno sempre sorde a questo genere di ricordo, perché più impegnate a fare progetti militaristi con le caserme nelle scuole. Le istituzioni vogliono sbarazzarsi di questo scomodo fardello di cui si sentono complici, non indicando colpevoli e ostinandosi a non volere nemmeno una piazza col nome di Franco Serantini.
Con le celebrazioni del quarantesimo anniversario dalla sua morte e con il corteo del 12 Maggio vogliamo impegnarci tutti oltre che per il ricordo, anche per portare contenuti e nostre considerazioni sull’importanza di un memoria collettiva condivisa sulla storia di Serantini. Circa due generazioni dopo la sua abbiamo deciso di continuare ad opporci in maniera ferma e cosciente a ogni tipo di fascismo e razzismo, cercando anche di comprendere, informare e poi combattere ogni forma di repressione. Repressione che cerca di mettere a tacere le nostre idee di una società realmente libera e che si scaglia con violenza contro tutte le classi sfruttate che cercano di reagire.

COLLETTIVO AULA R

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